Manifesto per “Orvieto città del dialogo”

La Città di Orvieto riconosce nella cultura e nell’etica del dialogo due caratteri genetici di un progetto di “Città Ideale”, attraverso cui ampliare la sfera dei diritti (compreso quello del diritto alla città) e realizzare un modello di humanitas aperto al confronto con le differenti culture del pianeta.

Il dialogo, inteso come ricerca e analisi critica, è responsabile, in un certo senso, della costituzione dei soggetti. Attraverso la qualità e la forma del dialogo, si mettono all’opera potenti flussi di trasformazione dell’interno e dell’esterno delle persone e dei gruppi. Una città del dialogo trasforma sé stessa attraverso la costante ridefinizione e analisi del proprio interno e del proprio esterno.

Il dialogo non definisce la validità o la verità del contenuto di ciò che è oggetto di analisi, ma ha anzitutto l’obiettivo di renderlo chiaro, portarlo all’evidenza. Se il contenuto del dialogo non è noto, altresì ci appaiono note alcune condizioni di possibilità del dialogo stesso e alcune conseguenze immediate che predispongono la città in un senso del tutto specifico.

La città del dialogo è democratica. La democrazia è un compito inestinguibile, mai definitivo. C’è sempre un più di democrazia da conquistare, c’è sempre uno spazio ulteriore da annettere sotto il governo dei processi democratici, ci sono sempre più persone e gruppi da includere in questi processi. Anche quando le elezioni sono lontane.

La città del dialogo è non-violenta. La non-violenza consegue alla cultura del dialogo. Il rispetto dell’interlocutore è condizione preliminare del dialogo medesimo.

La città del dialogo è non-autoritaria. Il dialogo procede poiché nessuno dei dialoganti parla da una posizione di verità acquisita. Il dialogo non riconosce nessuna auctoritas precostituita così come ritiene l’attività dialogica – aperta al nuovo e all’imprevedibile – il termine fondante delle relazioni culturali, politiche, etiche. “Le convinzioni che riteniamo più sicure – scriveva J.S. Mill nel 1863 – non poggiano su altra garanzia che il costante invito al mondo intero a dimostrarle infondate

La città del dialogo è trasparente. Questo carattere si riferisce ai processi di governo della città. Una città del dialogo è trasparente poiché il governo della città rende tracciabili tutti gli atti e le decisioni e rende ragione delle scelte a tutti coloro che ne facciano richiesta. La trasparenza necessita pertanto di strumenti adeguati e di invenzioni di natura istituzionale anch’esse oggetto di dialogo.

La città del dialogo è partecipativa. Una città del dialogo si impegna a sviluppare innovazioni profonde relativamente alla formazione di decisioni e progetti. Scelte politiche cambiano la città e questo cambiamento coinvolge le persone, i loro desideri, i loro stili di vita, le loro aspettative. Per questa ragione, una città del dialogo elabora strumenti per ampliare la partecipazione delle persone e dei gruppi nei processi decisionali attraverso la diffusione di forme di responsabilità diffusa e la cogestione dei beni comuni.

La città del dialogo è inclusiva. L’autentica attività dialogica non può sussistere che tra pari, tra persone che sono messe nelle condizioni di definire e realizzare, secondo i propri valori, il proprio progetto di vita. Una città è inclusiva quando ad ogni azione amministrativa e politica corrisponde una misurabile riduzione dell’esclusione sociale e delle cause di questa.

La città del dialogo si costruisce dall’incontro fra culture. Le culture non stanno ferme, le identità (provvisorie) sono il risultato, non un inizio. Le culture possono coevolvere senza per questo smarrirsi o sparire. La differenza è l’innesco di straordinarie forme di cultura e di bellezza: il rapporto dialogico, mai definito, tiene aperto il confronto, l’incontro, lo scambio. Siamo, sin dalle prime fasi di ominazione, all’interno di una complessa esperienza di métissage, da difendere e rinnovare.

La città del dialogo è una città dei diritti umani. Il riconoscimento di uguali diritti per tutte le persone che abitano questo mondo è stato uno degli eventi fondanti della civiltà planetaria. Diritti che restano, tuttavia, ampiamente disattesi. La città del dialogo vuole contribuire a rendere esigibile questo riconoscimento ovunque, contribuendo con iniziative culturali e politiche alla realizzazione di una civiltà integralmente umana.

La città del dialogo è ambientalista. Una nuova alleanza tra uomo e natura è condizione futura del dialogo tra gli uomini. Oggi l’intero pianeta è minacciato dall’arroganza e dalla smisurata potenza di una sola specie. Il silenzio della Natura viene scambiato per totale disponibilità. Esiste, invece, un dialogo con la Natura raccontato dalle religioni, dai miti, dalla poesia e dalla cibernetica e che è matrice di un nuovo pensiero, di una vocazione alla cura del pianeta e dei viventi. In questo dialogo, la città trova la matrice di una feconda etica della responsabilità

La città del dialogo è una città delle identità e delle migrazioni.