RELAZIONE ASSEMBLEA SOCI 2017

Inizia con questa assemblea dei soci, aperta a tutti coloro che vogliono partecipare o che sono interessati alla nostra associazione e alle attività che essa svolge, la tradizionale festa di primavera che proseguirà con il pranzo sociale e sarà allietata dalla musica dei nostri amici musicisti. Speriamo che qualcuno di noi vorrà sbizzarrirsi, altrimenti che festa è?

L’assemblea dei soci oltre ad essere prevista dallo statuto, per noi è un modo per incontrarci, per ragionare sul lavoro fatto, per presentare i programmi del 2017, per avere un confronto e conoscere nuove idee.

Il primo motivo quindi è quello di parlarci, di conoscerci meglio, perché è vero che ormai si può condividere e dialogare con tutti e in ogni luogo grazie alla rete e alla tecnologia che è entrata  irreversibilmente nella nostra vita e che determina in modo positivo o negativo i nostri rapporti, ma qualche volta serve trovare qualcuno per scambiare una parola faccia a faccia.

Perché la strada su cui ci siamo incamminati sta velocemente e drasticamente cambiando la nostra vita.

Qualche incontro fa riflettevamo su come sta cambiando il modo di rapportarsi fra le nuove generazioni, su come si formeranno i nuovi dirigenti, su quali relazioni si svilupperanno tra i popoli e soprattutto tra quel popolo che si chiama genere umano.

I segnali di un mondo irreversibilmente globalizzato sono sotto gli occhi di tutti, se non questo, quale significato avrebbe la mobilitazione di tutte le donne del pianeta in occasione della loro festa?

Questo non è che un piccolo esempio, si potrebbe andare avanti all’infinito, ma è solo per dire che una nuova convivenza dovrà nascere e risiedere stabilmente su questo pianeta.

A questo riguardo, alla fine di questo intervento, verrà proiettato un brevissimo filmato, molto significativo, che speriamo stimoli qualche riflessione.

Ormai tocchiamo con mano il processo rivoluzionario che è iniziato e che ci coinvolge tutti.

L’uomo non piloterà più l’aereo, non guiderà più il treno o il pullman; sarà sempre meno necessario il lavoro fisico nella produzione dei beni materiali, si apriranno nuove frontiere del lavoro? Forse sì, ma già questa è una rivoluzione culturale

Come sarà la ridistribuzione della ricchezza, come si affronteranno le vecchie e le nuove povertà e la massiccia concentrazione della ricchezza?

Potranno essere solo i soldi e il potere a determinare la ricchezza del domani o saranno anche altre cose? Questa sarà l’unica strada del progresso dell’uomo ci impegneremo a ripensarla visto che troppe volte avvertiamo che ci sta troppo  stretta?

La rete,  la scienza, la tecnologia saranno determinanti per dialogare con la natura, per rendere un mondo più giusto, più bello, più felice?

Sarebbe interessante che oltre al PIL, che misura ciò che produciamo, si istaurasse anche il PIF che misuri la felicità dell’uomo, probabilmente sul PIL c’è da investire, ma non dimeno sul PIF.

La domanda che sorge è: saremo in grado di utilizzare le tecnologia, la scienza e la rete per vivere meglio? Ci impegneremo per questo o saranno quest’ultime a costruire un uomo a loro immagine e somiglianza?

Ci poniamo spesso questi interrogativi, cercando delle risposte che troppe volte ci rendono repellenti, chiusi, rinchiusi in noi stessi.

Il lavoro della nostra associazione in questi anni è stato di pungolare, stimolare, aprire delle riflessioni, senza avere la presunzione di avere soluzioni o certezze, chi vi parla di certezza ne ha solo una: il dubbio.

D’altronde noi siamo nati con questo obbiettivo e questo continueremo a fare.

I temi che abbiamo tentato di approfondire e che approfondiremo quest’anno e negli anni a venire vogliono essere uno stimolo a guardarci dentro, poiché crediamo sia giunto al capolinea il modo di vivere degli ultimi sessanta anni circa, non vogliamo essere nostalgici del passato, ma proviamo a guardare alla storia per fare la storia.

L’anno scorso abbiamo affrontato il tema “dall’egocentrismo all’eco-centrismo”, esaminando come rapportarci con la natura, convinti che quest’ultima non abbia bisogno di essere difesa poiché sa farlo da sola e quando si ribella siamo noi che dobbiamo difenderci da lei; i fatti di questi ultimi anni lo dimostrano, rimarcando quanto sia urgente far crescere la consapevolezza della necessità di un nuovo dialogo tra uomo scienza e natura.

Tutti siamo d’accordo su questo punto, litandoci spesso ad imputare ad altri tutte le responsabilità: in parte può essere perfino giusto, perché non tutti siamo responsabili allo stesso modo, ma tutti dobbiamo essere consapevoli che ciò che chiediamo quotidianamente al nostro pianeta è troppo rispetto a ciò che ci può dare.

Davvero belli e interessanti i lavori prodotti dagli studenti delle nostre scuole presentati al festival dello studente e al festival del dialogo, a dimostrazione che le nuove generazioni hanno una sensibilità che la società tante volte non percepisce o non vuole percepire.

Pochi giorni fa circolava la notizia che alcune regioni dell’Africa sono diventate vere e proprie bombe ambientali poiché lì si concentrano i rifiuti tossici del nostro pianeta e questo sta provocando morte e distruzione.

Mi vengono in mente tante discussioni che si fanno tra di noi; spesse volte il problema si risolve facendo sì che i nostri rifiuti stiano più lontano possibile da casa nostra, come se questo pianeta fosse di altri. Ma è il nostro e dobbiamo viverci noi.

Nel 2015 il tema era l’emigrazione: questo mondo è abitato da una sola razza, questa consapevolezza e i flussi migratori sono un processo ormai irreversibile che sconvolge le nostre abitudini, i nostri modi di vivere, ma non per questo ci dobbiamo dimenticare che è nel DNA dell’uomo la ricerca di nuovi orizzonti e di nuove scoperte: basti pensare a come siamo, come saremo e come eravamo all’inizio della nostra esistenza, basti citare Marco Polo e Cristoforo Colombo e gli altri grandi esploratori che la storia considera eroi.

È di pochi giorni fa la scoperta di nuovi pianeti. Che cosa significherà per la nostra vita?

Tutto ciò apre orizzonti nuovi, affascinanti e pericolosi: un nuovo modo di convivere, certamente nuove regole, ma anche una presa di coscienza nuova e non rinviabile.

Circa un mese fa abbiamo partecipando ad una iniziativa promossa da “Orvieto in fiore” sul tema del terremoto che drammaticamente ha colpito città e paesi a noi vicine e comunque tutti noi, italiani e non, visto che una comunità del Congo ha raccolto fondi per inviarli alle popolazioni terremotate (e qui ritorna la globalizzazione).

Noi sottolineavamo come insieme al terremoto fisico è in atto un terremoto culturale che ci coinvolge tutti e che sarà più lungo e faticoso, in linea con il tema che avviamo scelto per il 2017 e sul quale stanno già lavorando i ragazzi delle scuole superiori e delle scuole medie e i bambini delle elementari: “Dal femminile al maschile: a che punto siamo?” con particolare riferimento alla violenza di genere, da quella sulle donne a quella sui bambini a quella sugli uomini.

Come ridefinire i ruoli nella società e nella vita, come far maturare e crescere nella consapevolezza la cultura della diversità, come essere felici della vita, come educarci ed educare a un futuro dove la violenza fisica e psicologica sia messa al bando dal rispetto dai valori civili di convivenza?

Come dicevo i ragazzi delle scuole ci stanno già lavorando insieme ai loro insegnanti e ai loro dirigenti, che ringraziamo ancora una volta per la loro considerazione e la loro disponibilità; partendo da loro, dai ragazzi e dai bambini, aiutandoli a dissodare un terreno che è rimasto assodato per troppo tempo, li aiuteremo e ci aiuteremo a seminare il futuro.

Perché senza semina non esisterà raccolto.

Abbiamo inserito nel programma del 2017 altre iniziative che ci sembrano molto importanti, perché, come dicevamo, la storia è importante e contribuisce per farne dell’altra.

La storia, l’arte, la bellezza della nostra città nel 1944 salvò il suo centro storico dalla distruzione della guerra, per questo parteciperemo all’iniziativa che ricorda quell’evento; vorremmo anche aggiungere al titolo del documento scritto e firmato in quella data dal comandante delle truppe tedesche e rispettato dalle truppe alleate, “Orvieto città aperta”, “Orvieto città aperta al dialogo”, perché se l’arte e la bellezza salvò Orvieto, crediamo che la bellezza del dialogo possa contribuire a salvare il mondo.

La bellezza della cappella del Signorelli pare abbiano ispirato Sigmund Freud, padre della psicanalisi, nella sua ricerca; stiamo lavorando per svolgere a settembre un’iniziativa insieme ad altri soggetti per ricordare la sua permanenza ad Orvieto.

Crediamo che il messaggio universale dell’arte largamente intesa contribuisca e non poco alla nostra ricerca e ad arricchire le nostre menti.

Con questa convinzione abbiamo lanciato il manifesto per “Orvieto città del dialogo”,perché questa città ha i requisiti per aprirsi a se stessa e al mondo ed essere la città del dialogo.

Quel manifesto ha provocato un bel dibattito, dimostrando delle sensibilità importanti, in primo luogo nel consiglio comunale che lo ha discusso e approvato all’unanimità.

È stato abbozzato anche un programma di lavoro; speriamo che ci sia un’azione convinta che coinvolga i cittadini orvietani e non; in ogni caso noi non ci fermeremo.

C’è necessità, però, di dare segnali concreti che vadano in questa direzione, superando le diffidenze e i sospetti, poiché all’ombra del sospetto non cresce niente.

Un segnale tangibile per rilanciare il dialogo e chiamare i cittadini ad un confronto sempre più costruttivo potrebbe essere nominare un assessore al dialogo, se possibile; insomma, se è vero che ci sono energie ed intelligenze che possono dare una spinta, allora vanno create le condizioni per un nuovo protagonismo, poiché non sono le regole che creano un popolo, ma è un popolo che si dà delle regole.

Non serve sprecare energie per creare il nemico da abbattere come unico obbiettivo del futuro o l’avversario come pane quotidiano.

Occorre rimuovere la repellenza, ostacolo al confronto e all’arricchimento, convinti che all’università della vita ci siano sempre lezioni interessanti.

Avviandomi a concludere. lascio ai colleghi che stanno seguendo le singole iniziative l’illustrazione più dettagliata delle proprie attività e al nostro tesoriere quella del bilancio consuntivo e preventivo.

Voglio però ribadire che ApertaMenteOrvieto in questi anni ha lavorato con passione e impegno, facendo degli errori, certo, ma scoprendo cose interessanti come la disponibilità di diverse persone a spendersi, e il festival del dialogo dell’anno scorso ne è stato l’esempio, tant’è che coinvolgeremo un numero sempre maggiore di nostri concittadini con le loro competenze e le loro passioni.

Tutto ciò dimostra che nella società ci sono forze e intelligenze pronte a spendersi per intraprendere la strada di un nuovo Rinascimento che vada oltre il Medioevo che tante volte percepiamo.

In ogni uomo convivono i sentimenti più diversi: dall’amore all’odio, dalla violenza alla tolleranza, dalla vendetta al perdono.

I ragazzi del liceo artistico ci hanno regalato il logo del festival del dialogo, molto bello e significativo, a loro va ancora il nostro ringraziamento: in quel logo, come avrete visto, ci sono due teste che si confrontano; una è buia, nera, su un fondo bianco e rappresenta i sentimenti peggiori che l’uomo ha dentro di sé, l’altra è bianca, su fondo nero e rappresenta quelli migliori.

Tante volte vediamo il buio ma c’è il bianco in quella testa, quel buio può essere illuminato, dobbiamo nutrire quel bianco e mettere in campo il meglio che abbiamo.

ApertaMenteOrvieto è cresciuta non solo perché sono arrivati nuovi associati, ma anche perché sono arrivate nuove figure e con esse nuove idee che rendono il confronto più stimolante, allontanandolo dal rischio di scivolare su un terreno che non ci appartiene.

Noi, per quel che possiamo, siamo e saremo un palcoscenico sul quale, senza strumentalizzare o essere strumentalizzati, tutti possono salire senza che nessuno pensi di fare dell’altro la fotocopia di se stesso.

Concludo esternando un mio pensiero, che credo valga per molti di noi: questo, se pur minimo, impegno nell’associazione mi rende la vita un pochino meno inutile.

Grazie a tutti e buona festa di primavera.

Il presidente Erasmo Bracaletti.